Fabbricare Fiducia_Architettura #93 | Nuovi paradigmi per nuove sensibilità: l’abitare a misura d’uomo | Cinzia Pagni

mondocchio

Il mondocchio de “La Pupazza”

Come immagini il mondo dell’architettura e la sua professione dopo l’attuale crisi virale?

 

Life is what happens to you while you’re busy making other plans …John Lennon

In questi giorni il tempo scorre lento, le giornate passate in casa tra computer, telefono e padelle sono tutte uguali, dalle finestre non arrivano i consueti rumori della città, voci di persone e di attività. Gli unici suoni sono quelli dei familiari con i quali conviviamo 24 ore su 24 e dividiamo spazi che di solito utilizziamo a rotazione e in orari della giornata che spesso non coincidono. Non siamo abituati a questa situazione surreale, a trovarci di fronte a case “vissute”.  Ci ha colto di sorpresa. Eravamo impegnati a fare altro, tutti concentrati a rincorrere le nostre ambizioni, i nostri progetti, a stare dietro alle scadenze, alle fiere, alle riunioni, alla scuola dei figli, ai compiti, agli esami, alle lezioni all’università, a gestire le agende sempre piene di appuntamenti dove le pause pranzo o gli aperitivi dopo l’orario di ufficio erano sempre più spesso occasioni per ritagliare un po’ di tempo inserendoci un altro appuntamento di lavoro. Ci ha colto all’improvviso questo virus e ci ha trovati impreparati, fragili, impauriti, mortali, umani. Chiusi nelle nostre abitazioni abbiamo recuperato il tempo per pensare, per riflettere sulla nostra umana fragilità: siamo mortali, siamo ospiti di un pianeta che trascuriamo e saccheggiamo. Annebbiati dallo scorrere frettoloso delle nostre giornate ci siamo dimenticati che non siamo i padroni di questo meraviglioso pianeta: la Primavera difatti è arrivata comunque, anche senza di noi.

La casa è per eccellenza il nostro nido, il rifugio dove ritornare la sera dopo una giornata di lavoro, dove si riunisce la famiglia a fine giornata. Le nostre case sono state pensate su questo modello e in questi giorni di quarantena ci siamo resi conto che spesso si sono rivelate in parte inadatte a ospitare diverse attività in sovrapposizione: il lavoro, la scuola, la preparazione dei cibi, l’igiene personale, e tutte quelle funzioni che le sono ricadute addosso. Negli ultimi anni abbiamo cercato di superare tali paradigmi, perché il rapporto forma/funzione, tanto caro ai nostri Maestri, non era più rispondente a una modernità fatta di contaminazioni e valori immateriali. La contemporaneità e la fluidità che caratterizzano il panorama odierno ci ha portati a una valorizzazione di un nuovo concetto di qualità permeato su valori immateriali come l’eco-sostenibilità, la tecnologia 4.0, aprendo a una progettazione permeata da nuove identità. La nostra Casa cambia, come un camaleonte che cambia colore in base alla temperatura, alla luce e al suo stato d’animo, deve essere ripensata a partire dalla nostra sensibilità. Oggi i nuovi paradigmi del progetto ritenuti fondamentali sono la creazione di un’esperienza, l’unicità, la cura, la sostenibilità, la privacy, la sicurezza. Per questo, pensare ad una “casa a misura d’uomo” significa anzitutto pensare a chi la abita, ai suoi bisogni e ai suoi desideri. Il progetto, la costruzione, lo studio dell’arredo sono attività che devono porre al centro la persona. Mi torna alla mente la cucina di Margarete Schütte-Lihotzky. Si avvicina al progetto pensando soprattutto a ciò che avviene fuori dalla cucina, analizza il mondo che sta cambiando attorno a lei, progetta uno spazio funzionale ed efficiente, pensato per far recuperare del tempo alla donna, tempo prezioso per sé stessa e per la sua emancipazione.

“Noi architetti abbiamo il dannato e sacrosanto dovere ed obbligo di romperci il capo su che cosa si debba fare nell’edilizia abitativa per facilitare la vita alle donne e agli uomini”.

Mai come in questi giorni tutti uguali ho pensato e ripensato a questa frase. Cosa possiamo fare noi progettisti per facilitare il vivere quotidiano dopo questa esperienza così toccante? Cosa ci rimarrà di questa tragica esperienza globale da analizzare e rielaborare in novità più in armonia con l’umanità e con la natura? Non so come riusciremo a riprenderci da questa pandemia, credo che nessuno lo sappia, ma sono fiduciosa e so che ognuno nel proprio ambito, e per ciò che gli compete, ripenserà i gesti e gli spazi della quotidianità con un’ottica diversa. I momenti di crisi possono diventare opportunità per promuovere il cambiamento che appare sempre più evidente e verso il quale noi progettisti dobbiamo tornare a guardare, andando al di là delle convenzioni. Le nostre città e le nostre case si sono rivelate luoghi non facilmente adattabili alle mutate esigenze di questi giorni e questa esperienza può rivelarsi un’occasione per esplorare infinite possibilità, verso una nuova dimensione dell’abitare. Una sorta di nuovo umanesimo, di cui l’architetto ha il compito di farsi interprete, con mente aperta e viva, non più vittima del tempo asfissiante dettato dalle mode del momento e dall’economia del fare per mostrare, bensì concependo ipotesi concrete e fattibili, al servizio di molti. La nostra è un’epoca dominata dalla velocità e dalla transitorietà delle cose e delle persone, e forse dopo questa esperienza collettiva noi progettisti possiamo approcciare ad una nuova ricerca, per cercare di ridare valore al tempo, riscoprendo le sue qualità, fermandosi a riflettere sulla vera prerogativa delle cose e sui significati dei gesti che caratterizzano la quotidianità. La casa come luogo dell’abitare non significa solo vivere in uno spazio, ma associare a tale spazio valori emozionali e funzionali nati dal rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda.

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Cinzia Pagni. Si laurea nel 1987 in Architettura al Politecnico di Milano dove consegue il PhD in Architettura degli interni. Dal 1990 ha un proprio studio “Studio Architettura e Design Cinzia Pagni” che insieme a Claudia Borgonovo, si occupa di progettazione d’interni domestici e commerciali e di art direction. Giornalista free-lance, collabora con numerose riviste di settore tra cui www.abouthotel.it. Da molti anni è docente POLI.design, Politecnico di Milano, dove approfondisce tematiche inerenti a “Superfici, linguaggi e tendenze contemporanee”. Docente del modulo “Soft Decoration in Interior Design” dal 2018, POLI.design per Tonghe (Shanghai) Culture and Communication Co., Ltd., nell’ambito del corso “Design Elements” Shanghai. Nel 2016 e nel 2017 è Direttore Scientifico e relatore per Platform Academy (marchio della rivista Platform) di 6 Convegni in sei città italiane (nel 2016 Ancona, Modena, Firenze, Venezia, Brescia, Roma; nel 2017 Monza,Milano,Prato,Bologna, Verona,Catania) dal titolo “La progettazione degli spazi dell’accoglienza tecnologia, materiali innovativi, nuove tendenze”. Collabora con AIS/Design (Associazione Italiana Storici del Design), è relatrice al Terzo Convegno Nazionale AIS tenutosi il 17 e 18 giugno 2016 alla Triennale di Milano, “A/B/D Angelica e Bradamante: le Donne del Design” e autrice del testo “Giuliana Gramigna e la nascita di uno stile editoriale nella cultura del secondo dopoguerra a Milano”. Il convegno fa parte del programma della XXI Esposizione Internazionale Triennale di Milano. Nel 2016 è parte del gruppo di ricerca FARB – coordinato dal Prof. Francesco Scullica- Politecnico di Milano, Scuola del Design, dal Titolo: “Vivere, viaggiare, lavorare: l’interior design per la definizione di nuovi scenari tra ospitalità e lavoro”. Dove è relatrice e autrice del testo “Trends and languages of the interior hybrids between contamination, languages and trends”. È autrice nel 2018 del saggio “L’ornamento non è + un delitto. Spunti di riflessione sulla decorazione contemporanea” edito da FrancoAngeli. 

 

 

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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #93 | Nuovi paradigmi per nuove sensibilità: l’abitare a misura d’uomo | Cinzia Pagni

Time: 26 aprile 2020
Category: Article
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