Fabbricare Fiducia_Architettura #32 | Speranza, oltre gli ostacoli: paesaggi, città, edifici | Elisa Burnazzi, Burnazzi Feltrin Architetti

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Come immagini il mondo dell’architettura dopo l’attuale crisi virale?

Avrei potuto fare un vaticinio, concentrandomi sugli ostacoli vecchi e nuovi della nostra professione. Cercherò invece di guardare oltre, verso il fine da raggiungere, sollevando alcuni interrogativi. Ad esempio, domande come queste:

Disegno un futuro sostenibile? Preservo le foreste del pianeta? Pianto almeno un albero in ogni progetto?

I nostri paesaggi.

La produzione di CO2 oggi costituisce il nostro cruccio, ma in realtà c’è sempre stata, solo che era imprigionata nel sottosuolo come petrolio e carbone, fissata da creature vissute circa 450 milioni di anni fa. Le piante nacquero allora, quando sulla Terra c’era una quantità di CO2 molto maggiore di quella attuale; quelle creature riuscirono a “disarmarla”, noi la stiamo riarmando.

Vivo sane relazioni? Provo felicità? Mostro riconoscenza e rispetto?

Le nostre città.

La vita sulla Terra si fonda su strette e vicendevoli relazioni tra esseri viventi e questa regola esiste da molto prima che arrivassimo noi, auto nominati Sapiens, solo 250.000 anni fa. Lo stesso Galileo Galilei affermò che le cose sulla Terra e nel cosmo sono unite da legami invisibili. Siamo giovani, pochi, e confusionari. Rispetto al totale della biomassa del pianeta, noi umani costituiamo un misero 0,01%, mentre le piante l’80%, i funghi il 4%, i batteri e i virus lo 0.05 %. Anche le nostre città si fondano su equilibri. La dea greca Atena era la protettrice del telaio e della città: tessere relazioni come incrociare strade, la ragione che prevale sulla forza bruta e sulla paura.

Costruisco sul costruito? Curo le ferite della Terra? Porto nuova bellezza?

I nostri edifici.

Architettura: infliggere ferite alla Madre Terra e chiederle perdono attraverso sacrifici, offerte, bellezza. Per le antiche culture della Terra, dal sud est asiatico ai Romani nostri antenati, costruire significò essere coscienti di distruggere. L’infrazione di questo tabù, oggi come allora, viene assolto attraverso la fatica di quante/i sono impiegate/i nel cantiere, dal denaro speso nella costruzione e dall’ingegno dimostrato dai nostri disegni, dai quali scaturiscono forma e bellezza.

Ci sarebbe molto altro da dire, da desiderare, ma ora tocca a te, collega. Quali domande, quali obiettivi ti poni?

 

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Elisa Burnazzi e Davide Feltrin fondano nel 2003 lo studio Burnazzi Feltrin Architetti.

Le loro opere ottengono importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali, come ad esempio nell’edizione 2010 del Premio della Fondazione Renzo Piano ad un giovane talento in cui lo studio è finalista, e la Biennale di Architettura di Venezia del 2012 e 2018. Inoltre nel 2016 Elisa Burnazzi è l’unica italiana finalista del premio internazionale Women in Architecture Awards. I lavori dello studio sono pubblicati su libri e su riviste prestigiose e vari testi di storia e critica dell’architettura, pubblicati in Italia e all’estero, portano le loro firme. Già docente presso l’Università di Trento, referente della Commissione concorsi dell’OAPPC di Trento e referente per il Trentino A. Adige delle Linee Guida della Qualità in Architettura presso il CNAPPC, Elisa Burnazzi ricopre dal 2016 il ruolo di Head of Jury del premio internazionale Architecture MasterPrize.

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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #32 | Speranza, oltre gli ostacoli: paesaggi, città, edifici | Elisa Burnazzi, Burnazzi Feltrin Architetti

Time: 13 aprile 2020
Category: Article
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