Fabbricare Fiducia_Architettura #01 | Resilienza e salute | Alessandro Melis

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Come immagini il mondo dell’architettura e la sua professione dopo l’attuale crisi virale?

 

La pandemia attuale ha confermato la relazione tra crisi ambientale e malattie.

La pratica professionale e la formazione dell’architetto dovranno essere rifondate sulla consapevolezza dell’inscindibile legame tra ecologia e salute.

Nei prossimi anni, infatti, lo spill-over di virus come il Covid-19, dovuto a contatti con animali serbatoio, sarà solo uno degli impatti negativi della crisi climatica sulla nostra salute e, probabilmente, non il peggiore.

La riduzione dell’acqua dolce, la liberazione di virus dalle calotte polari, la tropicalizzazione del clima, e l’aumento dell’inquinamento saranno solo alcune delle dirette conseguenze sulla salute dovute ai cambiamenti ambientali,

Gli impatti sopracitati sono infatti tutti mitigabili attraverso la progettazione solo se l’architetto sarà capace di interpretare il proprio ruolo in modo strategico e sistemico come figura di sintesi in grado di trasformare le conoscenze transdisciplinari in visioni.

Il richiamo all’autonomia è un’inaccettabile dichiarazione di non responsabilità, considerando che oltre il 40% delle emissioni dipendono dalle costruzioni.

E’ necessario un radicale ripensamento del tessuto urbano, e del suo rapporto con la troposfera, per trasformare gli insediamenti urbani in sistemi aperti e virtuosi che reagiscono ai cambiamenti climatici e sociali già in atto e in continua trasformazione (resilienza): ciò che oggi sembra un evento eccezionale potrebbe diventare la normalità in futuro.

La sperimentazione, la ricerca saranno dunque cruciali nella pratica architettonica: i principi della fisica (soprattutto la fluidodinamica), biologia, botanica, medicina, devono contribuire al superamento dell’autonomia dell’architettura, fondata su dicotomie obsolete come razionalità-organicità, artificio-natura e vuoto-pieno.

Una radicale riconfigurazione spaziale dell’ambiente costruito è un’occasione di sviluppo/trasformazione positiva dell’attuale metabolismo urbano ad alta intensità energetica, in un metabolismo circolare, attraverso progetti rivoluzionari che comprendano anche il riciclo e la rigenerazione delle risorse.

L’architettura del futuro non definirà più un oggetto, unico e riconoscibile, autonomo, ma sarà parte integrante di un paesaggio ibrido generato da variazioni del continuum urbano, che implicherà anche processi di auto riconfigurazione finalizzati all’adattamento a condizioni ambientali sempre più estreme e a ridurre la pressione sui sistemi ecologici.

Vi sono opportunità illimitate nei cambiamenti futuri per gli architetti, solo se le istituzioni preposte alla tutela della professione saranno in grado di coglierle.

 

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Alessandro Melis è Professor of Architecture Innovation (University of Portsmouth) e Direttore del Cluster for Sustainable Cities.

Alessandro è stato docente alle University of Auckland, University of Applied Arts Vienna, Anhalt University Dessau, e Edinburgh School of Architecture. E’ il curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2020 e ambasciatore dell’Italian Design 2020.
La sua ricerca sulla resilienza è corroborata da 130 pubblicazioni, altrettante citazioni, e conferenze presso istituzioni come il MoMA di New York, la Foster Foundation, UNESCO, l’Ambasciata Italiana di Parigi, l’Istituto Italiano di Cultura a Londra, TED, China Academy of Art, e University of Cambridge. Il polo universitario SR1938, l’istituto Stella Maris, Fonte Mazzola e la fiera del Trentino sono tra i progetti più noti di Heliopolis 21, studio fondato da Alessandro nel 1996.

 

 

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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #01 | Resilienza e salute | Alessandro Melis

Time: 27 marzo 2020
Category: Article
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