Fabbricare Fiducia_Architettura #113 | Fisico e politico | Luca Rocca

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Come immagini il mondo dell’architettura e la sua professione dopo l’attuale crisi virale?

Mai come in questi giorni terribili l’architettura (specialmente quella residenziale) diviene centrale. Tetto/protezione, ma anche gabbia/prigione. Rispetto al futuro dell’architettura post-coronavirus, sono numerosi i temi sensibili, ma i due sui quali mi trovo a riflettere con continuità nell’isolamento domestico sono: flessibilità e acqua. La flessibilità dell’ambiente costruito dovrà diventare il dogma da declinare attraverso lo studio tipologico, i sistemi costruttivi e l’impiantistica. Spazi facilmente ri-configurabili e adattabili per rispondere rapidamente a esigenze imponderabili (come quella attuale). Non solo edifici pubblici e ospedali, ma anche residenze e luoghi di lavoro. Non è un mero concetto funzionale, ha a che fare con l’uso consapevole ed intelligente delle risorse. Anche l’urbanistica dovrà necessariamente aderire a questo obiettivo di flessibilità. A mio avviso è la materia che meno è evoluta, dopo le grandi riflessioni degli anni 50-60-70. Tempi tecnici, vincoli funzionali, rigidità attuative, appaiono oggi inadeguate rispetto alle trasformazioni del  tessuto urbano sempre più rapide e dettate da esigenze spesso improgrammabili. Non penso ad una generale deregulation, ma alla revisione degli attuali processi di programmazione per ri-pensare la città come “piattaforma fluida”, per la quale vengano definite chiaramente regole e modalità di sviluppo, per una nuova qualità dell’abitare più ecologica e più aperta.

L’acqua è oggi uno dei pochi alleati nella guerra al virus e sarà domani l’indispensabile risorsa di cui il pianeta avrà probabilmente forte scarsità (i segnali sono già evidenti).

L’architettura, e più in generale il costruito, dovranno trasformarsi in un sistema intelligente e coordinato per la raccolta, lo stoccaggio e la gestione dell’acqua. Quella meteorica, ma anche quella invisibilmente presente nell’aria. Una rivoluzione che passa attraverso la tecnologia impiantistica, ma anche per una progettazione architettonica intelligente. Trovo sbagliato demandare il tema solamente al senso civico delle persone. Occorre uno scarto in avanti forte, che giochi d’anticipo rispetto alle esigenze contingenti. Tracciati urbani, tipologie edilizie, sistemi di drenaggio delle acque meteoriche, sistema del verde urbano pubblico e privato, utilizzo di impiantistica idraulica intelligente (vedi lo spreco della condensa dei condizionatori che finisce nello scarico). Chiudo con un auspicio. L’essere architetto è qualcosa di empatico che ha a che fare con la socialità e la fisicità, di cui si nutre e che a sua volta contribuisce a produrre e modificare. Per questo mi auguro che l’attuale infatuazione per il lavoro a distanza passi rapidamente appena sarà possibile. Diversamente che ne sarà di tutto quello straordinario trasferimento di competenze dalle vecchie alle nuove generazioni (e a volte viceversa) che da sempre caratterizza il percorso evolutivo professionale in maniera traversale e che avviene per un processo osmotico?

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Luca Rocca. Nato a Piacenza, laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 2000. Nel 2001 mi trasferisco a Torino per lavorare nello studio dell’architetto Andrea Bruno, dove dal 2002 al 2005 svolgo la funzione di direttore tecnico. Nel 2006 ho fondato con altri 4 soci lo studio PAT. architetti associati, che attualmente ha sede a Torino, Olbia e Berlino ed è impegnato in commesse in Italia e all’estero. Il principale ambito di interesse e di ricerca personale è quello della progettazione in contesti “delicati” dal punto di vista dell’ambiente naturale e costruito e del paesaggio. Odio la parola “resilienza” che restituisce una visione statica del mondo e della nostra professione. Il progetto è prima di tutto reazione. Ad un luogo e alle sue specifiche caratteristiche, alle esigenze dell’utenza, al sentire dei tempi, ai vincoli intrinsechi ed estrinsechi. E’ un’azione dinamica che proietta la realtà in avanti, modificandola. 

2005-2007 Consulente per il restauro architettonico nella Commissione per la Qualità Architettonica ed Ambientale del Comune di Piacenza.

2006-2009 Cultore della Materia, corso di Progettazione Architettonica III, Facoltà di Architettura e Società del Politecnico di Milano – sede di Piacenza.

2017-2018 membro del “town meeting per la qualità urbana del centro storico”, come consulente dell’Assessorato al Patrimonio, Servizi al cittadino, Valorizzazione Centro storico del Comune di Piacenza.

Dal 2018 membro focus group “Concorsi e qualità architettonica” dell’Ordine degli Architetti di Torino.

 

 

 

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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #113 | Fisico e politico | Luca Rocca

Time: 30 aprile 2020
Category: Article
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