Fabbricare Fiducia_Architettura #57 | Decolonizzare l’immaginario | Fabrizio Aimar

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Come immagini il mondo dell’architettura e la sua professione dopo l’attuale crisi virale?

Se l’Architettura è “sostanza delle cose sperate”, come affermava Edoardo Persico nel 1935, parafrasando Dante Alighieri e la fede, tale sentire mi auguro possa interpretare la coscienza collettiva della società in cui viviamo, inducendola a compiere quel balzo in avanti, quel “bounce-forward” che è essenza stessa della resilienza. Poiché ciò si verifichi occorre, però, una volontà precisa, ossia decolonizzare l’immaginario dai modelli di consumo che hanno governato gli ultimi 2 secoli del liberismo economico e che hanno prodotto la crisi ambientale globale che stiamo vivendo. Il cambiamento climatico in corso sta impattando su di una molteplicità di aspetti, dimostrando come i diversi livelli che compongono società complesse, come la nostra, siano in realtà interdipendenti e connessi. Si pensi, ad esempio, agli effetti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche, quali le inondazioni sempre più frequenti, la diminuzione dei livelli delle acque sotterranee, l’aumento dell’erosione e l’aporia che connette l’aumento del rischio di siccità a quello dell’incremento della frequenza delle piogge intense: sono tutti fattori a cui la nostra disciplina è chiamata a confrontarsi già da ora. Pertanto, appare chiaro come sia necessario destrutturare il presente per costruire un nuovo radicalismo, quale indispensabile risposta alle sfide che già l’oggi, e non il futuro prossimo, ci chiama a compiere. L’emergenza pandemica che stiamo vivendo non è che uno degli esiti dell’azione predatoria dell’uomo verso l’ecosistema terrestre e dell’espulsione della fauna selvatica dal proprio habitat, ormai minacciato sempre più dal modello di crescita infinita che ancora oggi sembra imperare. Abbracciare il radicalismo significa usare la resilienza come driver di questo cambiamento e non come mera espiazione teorica al dolersi dei propri peccati e invocare la redenzione del ritorno alla normalità del “business as usual”. I messaggi politici, per natura rassicuranti e ammantati dal mantra ipocrita dell’“andrà tutto bene”, già occhieggiano alla ripartenza e al ritorno alla normalità dopo questa crisi ‘passeggera’. Dunque, un “bounce-back better” che rischia di essere un amaro epilogo di riflessioni più ampie e strutturali, mirate invece a difendere lo status quo, magari aggiornandolo, alla stregua di una versione più recente di un’applicazione per cellulare. Occorre invece un cambio di paradigma e in questo l’Architettura dovrà applicarsi maggiormente per abbracciare l’interdisciplinarietà e la transdisciplinarietà nei suoi orientamenti.

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Fabrizio Aimar, Architetto, Dottorando in Urban and Regional Development e Assegnista di Ricerca presso il Politecnico di Torino. Dal 2009, i suoi scritti compaiono in testate quali Il Giornale dell’Architettura, Teknoring, C3 e Wired. Le attività di studio e ricerca sono state oggetto di articoli e interviste da parte dei quotidiani La Repubblica, Avvenire e La Stampa. È stato guest lecturer presso le Università di Auckland (NZ), Portsmouth ed Hertfordshire (UK), relatore presso il DISAFA dell’Università di Torino e la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Torino. Inoltre, è stato relatore al XXVIII Salone Internazionale del Libro, Torino e alla Camera dei Deputati del Parlamento italiano, Roma. È Consigliere presso l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Asti.

 

 

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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #57 | Decolonizzare l’immaginario | Fabrizio Aimar

Time: 19 aprile 2020
Category: Article
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