Fabbricare Fiducia_Architettura #97 | Mutazioni | Giorgia Floro e Ivan Iosca

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Come immagini il mondo dell’architettura dopo l’attuale crisi virale?

Rispondiamo ad una crisi fornendo soluzioni.

Questo è necessario, perché bisogna prendersi cura delle fasce più deboli e più a rischio, assicurarsi che dopo la pandemia ci sia ancora di che vivere e di che mangiare. Mentre le task force si riuniscono per disegnare le grandi riforme che accompagneranno i Paesi nei prossimi mesi, il web si riempie, come nel nostro caso, di immagini di scenari del dopo covid. Dall’alto e dal basso, ci affanniamo a dare risposta alle paure e alle incertezze, come una sorta di rito collettivo, genuino, in cui le soluzioni fornite sono fonte di speranza rispetto ad un futuro che spaventa. Tuttavia, l’impressione è che stiamo provando a formulare soluzioni a problemi nuovi utilizzando le stesse equazioni del passato, nel tentativo di aggiustare e cioè, come ci spiega il dizionario etimologico, ridurre le cose alla giusta e debita misura. Quanto tempo passerà prima che il tutto si rompa di nuovo?

Ma allora come disegniamo rimedi nuovi, come facciamo davvero innovazione?

C’è una certa fascia di questa umanità che ha imparato da tempo a vivere nell’incertezza, rinunciando ad affannarsi per uscirne in tutta fretta e cimentandosi nell’arte di adattarsi o meglio, di mutare per qui sopravvivere. C’è una certa fascia di creative e creativi in Italia che da tempo ha messo in gioco tutte le proprie competenze per porre fine a quel senso di isolamento sociale, tipico della nostra contemporaneità, e recuperare un senso di comunità per, infine, in essa reinventarsi. Tutto questo avviene accettando una pratica molto semplice, e mettendo in salvo il tempo sacro da dedicarle: la sperimentazione. La messa in opera di piccole idee, studiate e applicate con le comunità di riferimento, che contemplino la possibilità di fallire e dal fallimento imparare, è ciò che in maniera tanto più rapida ci avvicina all’adiacente possibile, a quello spazio ancora ignoto eppure così vicino. Il metodo è quello di rimescolare gli elementi che conosciamo secondo regole che invece ancora non conosciamo e accettare che questo caos, inizialmente o forse per lungo tempo incomprensibile, è esso stesso il futuro che verrà. Quanto più inimmaginabile oggi, tanto più reale domani. Il design e l’architettura diventano dunque gli strumenti attraverso cui questo può accadere, creando porte in grado di introdurci a nuovi mondi del fare e del pensare. La città, d’altra parte, torna ad essere “scuola”: un ambiente di apprendimento continuo dove ai suoi abitanti sono garantiti lo spazio e la possibilità di sperimentare pratiche che disegnino il futuro. Tutto questo già avviene, e potrà avvenire, solo dove amministrazioni, creativi e cittadini sono nelle condizioni di lavorare insieme perseguendo l’obiettivo del bene comune.

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Giorgia Floro e Ivan Iosca, si sono conosciuti in un periodo di crisi e da allora inseguono solo progetti e situazioni complicate, giocando ad esplorare il limite delle cose. Architetti entrambi, lui maker e lei city lover, hanno una casa del cuore alla Capagrossa Coworking, nella periferia di Ruvo di Puglia, dove sperimentano processi di rigenerazione urbana con il coinvolgimento delle cittadine e cittadini. Spesso si spostano a riempirsi i polmoni ed il cuore di Mondo: così Marsiglia, Milano, Berlino e alcune parti più interne dell’Italia sono a momenti alterni “casa”.

 

 

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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #97 | Mutazioni | Giorgia Floro e Ivan Iosca

Time: 27 aprile 2020
Category: Article
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