Fabbricare Fiducia_Architettura #05 | Che sarà di noi architetti | Sebastian Di Guardo

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Come immagini il mondo dell’architettura dopo l’attuale crisi virale?

 

In un periodo di tempo noto grazie ai testi storici, si sono susseguite numerose epidemie, che hanno sconvolto la vita delle persone per mesi o addirittura anni, mettendo in crisi i valori e le consuetudini di interi popoli. Quando le malattie erano davvero efficienti, nessuno sopravviveva per raccontarlo. Altre volte i testimoni furono altri: come per i nativi americani, sterminati da malattie portate dai bianchi. Il ‘300, il ‘700, la “spagnola”, sono stati periodi travagliati e carichi di lutti. Nessuno di questi periodi ha messo la parola fine all’umanità, né all’architettura. Questo vuol dire che la figura dell’architetto ha i mezzi per superare questi periodi di crisi. Per capire cosa cambierà del nostro mondo, si può quindi per prima cosa riferirsi al passato, vedere cosa successe in seguito; ma occorre necessariamente notare delle peculiarità della crisi del nostro tempo. Per esempio, mai prima d’ora si aveva una rete globale di medici che condividono metodologie ed esperienze, e mai prima d’ora si avevano mezzi così avanzati per aiutare i malati durante il decorso della malattia. È anche la prima volta che possiamo usare la rete internet per rimanere a casa continuando a lavorare, tenendoci in contatto. Indubbiamente i mezzi di comunicazione di massa stanno alleggerendo il problema psicologico di una quarantena e aiutando l’organizzazione delle misure di contenimento. Ma la sfida di Covid-19 è un’altra: questa crisi ci sta dimostrando che la natura può facilmente fermare il nostro stile di vita, a livello globale, in pochi mesi e per cause invisibili a occhio nudo. Gli effetti sono molteplici. Per l’economia globale si parla di un rallentamento notevole della produzione, filiere commerciali paralizzate e migliaia di lavoratori di ditte individuali sul lastrico. La natura ha invece approfittato della netta diminuzione dell’inquinamento e del ritmo di distruzione dei suoi spazi. Questa situazione non è dovuta di per sé alla mortalità della malattia, che difficilmente uccide soggetti giovani o comunque sani, ma alla saturazione del sistema sanitario: l’unica strategia possibile per evitarlo è appunto quella del lockdown. Durante la crisi, la pianificazione e l’architettura riguardano indubbiamente la capacità di progettare spazi per le terapie intensive, cimiteri e “panic room” simili ai rifugi antiatomici post bellici: progetti standard, che non richiedono che qualche elemento di adattabilità come l’estensione. Il periodo successivo sarà determinato dalla capacità dei governi di sostenere l’economia, con fondi per far ripartire il lavoro presso i privati e appalti pubblici. L’erogazione di massicce somme di denaro è sempre seguita alle crisi globali moderne: e questo ha permesso una ripresa dell’economia, e purtroppo anche dell’inquinamento. Le persone vorranno ritornare a viaggiare e divertirsi, come dopo la prima guerra mondiale: l’architetto progetterà spazi per grandi folle, con attività ricreative e la possibilità di incontrarsi. Sarà data molta più importanza al fattore tecnologico e alla presenza di impianti di diffusione di dati. Gli ordini professionali saranno ad un bivio: o accodarsi agli istituti che erogheranno incentivi per aiutare gli iscritti più giovani e provinciali, diminuendo le imposte a tanti e proponendo concorsi per menti brillanti, o premieranno i grandi studi, che sopravvivranno alla crisi e potranno giovarsi di numerosi appalti vinti grazie alle competenze pre-acquisite e ad una gran massa di senza lavoro pronti a “collaborare” per un tozzo di pane. Per cercare di capirlo, si potrebbe guardare a situazioni emergenziali recenti, come alla vicenda del ponte sul Polcevera a Genova e la sua ricostruzione. Ai posteri la sentenza.

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Sebastian Di Guardo è un giovane architetto e docente di Storia dell’Arte. Ha studiato presso le facoltà di Architettura di Roma e Catania e all’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha partecipato al restauro di numerosi edifici storici tra Lazio e Lombardia e ha partecipato a numerosi concorsi di architettura, tra cui le nuove chiese C.E.I. del 2015. Ha collaborato con diverse riviste di Arte e Architettura tra cui Cityvision mag, per la quale ha collaborato ad una mostra sull’Hollywood Boulevard a Los Angeles. È il fondatore della webzine PdA, che tratta anche di Arte, Musica, giovani promesse e attualità.

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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #05 | Che sarà di noi architetti | Sebastian Di Guardo

Time: 31 marzo 2020
Category: Article
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